I Rimini Protokoll in 'Granma. Metales de Cuba', da Che a Fidel, memorie della rivoluzione

Il cosmopolita collettivo tra i grandi protagonisti del teatro contemporaneo presenta lo spettacolo il 10 e l’11 aprile all’Arena del Sole di Bologna: "È uno spettacolo politico sulle visioni e le speranze per una società più equa raccontate da una porta

Von ANNA BANDETTINI

30.03.2019 / Repubblika.it

Nella mitologia del Novecento, Cuba è stato il luogo dove più a lungo hanno resistito le utopie rivoluzionarie di almeno due generazioni. Oggi, sessant’anni dopo, quella rivoluzione e i suoi protagonisti, il Che, Fidel... fanno i conti con la memoria, con il proprio fallimento, con la Storia, e con quello che accadrà da ora in poi. È uno spettacolo intelligente e commovente, di grande senso civile, a mettere in campo queste riflessioni e a confrontarsi con quel “mito” politico ma da un punto di vista “privato”: attraverso cioè le biografie di quattro giovani cubani che non hanno visto la rivoluzione contro Batista ma ne hanno vissuto i “risultati”, le conseguenze, umane e politiche.    

Lo spettacolo è Granma. Metales de Cubauna coproduzione europea di Emilia Romagna Teatro che lo presenta all’Arena del Sole di Bologna il 10 e l’11 aprile, dopo il successo del debutto berlinese al Maxim Gorki Theater. È un lavoro dei Rimini Protokoll nuovo in tutti i sensi: l’ormai celeberrimo e celebrato collettivo (cosmopolita) - tra i grandi protagonisti del teatro contemporaneo, con le sue performance urbane (alla Schauspielhaus di Amburgo anni fa hanno simulato una vera Conferenza mondiale sul clima) e il suo teatro partecipativo dove gli spettatori sono parte integrante della drammaturgia dello spettacolo (vedi Nachlass che lo scorso anno ha avuto un successo straordinario a Roma, ospiti del festival ShortTheater, e al Piccolo Teatro di Milano) - adotta qui la forma del teatro-documentario. Si parte dalla “vita vera” dei protagonisti per interrogarsi su come la rivoluzione di Fidel si è iscritta nelle loro vite e in quella delle loro famiglie e del loro paese. “È uno spettacolo politico sulle visioni e le speranze per una società più equa. Ma raccontate da una porta d’ingresso molto personale”, spiega Stefan Kaegiil regista dei Rimini Protokoll che ha lavorato con le drammaturghe Aljoscha Begrich e Yohayna Hernández González.
Nella scena spoglia – a destra una vecchia macchina per cucire Singer dove a turno i protagonisti compongono la trama di una lunga tela con gli anni cruciali della storia cubana e, sullo sfondo, uno schermo dove vengono proiettati filmini storici e alcuni “domestici” -  i quattro ragazzi si avvicendano nel racconto (in spagnolo e i sovratitoli in italiano) di se stessi, la leggenda della rivoluzione nelle storie dei nonni e la loro realtà di oggi: Daniel Cruces-Pérez, che è il nipote di Faustino Pérez, uno degli uomini che fu vicino a Fidel Castro fin dal ‘59, diventando il ministro per il “Recupero della Proprietà” che espropriava le case ai ricchi, ma presto anch’egli epurato. Christian Paneque il cui nonno nel nome della rivoluzione andò a fare il pilota in Angola nel ‘75; Milagro Alvarez Leliebre, che studia Storia all’università e della rivoluzione ne vede le contraddizioni, gli errori, gli orrori e la musicista Diana Osumy Sainz con il nonno transfuga in quanto musicista dell’Orquesta Maravillas de Florida. Il loro viaggio tra passato e presente si trasforma presto in una sorta di coscienza collettiva dove le emozioni, gli affetti privati si mescolano ai commenti e alla domanda di cosa sia rimasto di quella Cuba mitizzata, e di quali valori tengano ancora salda la voglia di cambiare e di sognare un mondo più giusto.
Colpisce la forma innovativa del linguaggio dei Rimini Protokoll che lavorano sul racconto personale e sulla Storia, costruendo una drammaturgia di secondo grado chiara e lucida. “I protagonisti non sono attori. Siamo stati insieme un mese a l’Havana e un mese a Berlino - dice Kaegi - e abbiamo volutamente lasciato che loro parlino delle loro storie in modo quotidiano e personale”. Il merito dello spettacolo è che la contemporaneità di vissuto, memorie, storia cubana non degrada mai nello stereotipo e finisce alla fine per raccontare i nuovi cubani, ragazzi che ancora vivono nella povertà e tra i vecchi miti, ma con una coscienza più vigile e più intransigente che in passato.


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Granma. Posaunen aus Havanna